Sito ufficiale del comitato Amici della Civica Orchestra di Fiati del Comune di Milano

Dal 1991 al 1995

Il Giornale 3 novembre 1993
Data Pubblicazione: 03-10-2009

Nata ottant'anni fa, la Civica orchestra di Fiati, priva di direttore e con l'organico decimato, rischia di scomparire
Compleanno amaro per la Banda
«Il Comune ci paga ma invece di far suonare noi chiama altri gruppi»

Non c'è espressione tanto antica e popolare che riesca come la banda a rendere i sentimenti di una comunità.
Non si esibisce solo nelle piazze ma sui palcoscenici piú prestigiosi; non esegue solo brani bandistici ma si destreggia in concerti classici eseguiti con la stessa maestria degli orchestrali della Scala, non ferma per qualche minuto gli occasionali passanti ma raccoglie ad ogni esibizione un pubblico numeroso e competente, che non si perde un appuntamento; ma soprattutto non è composta da dilettanti che a tempo perso suonano qualche strumento, bensì da professionisti diplomati al Conservatorio e regolarmente assunti dal Comune dopo aver superato un concorso nazionale.
Insomma quella milanese non si chiama solo banda, ma piú propriamente Civica Orchestra di Fiati.
Un vanto per Milano, che almeno in questo sarebbe a pari con le piú grandi città europee, tutte dotate di bande ad altissimi livelli artistici. Ma il condizionale è d'obbligo.
La banda milanese, infatti, sta vivendo una situazione d'incertezza, che ne mette in forse la stessa esistenza. «Da troppo tempo ormai siamo privi di un direttore - dice il timpanista Vincenzo Mininno, che da mesi si presta volontario a dirigere i colleghi - e soprattutto siamo decimati nell'organico».
Se Infatti Roma è dotata di ben otto bande, ciascuna di 101 elementi, la nostra orchestra è ora ridotta a soli 30 suonatori: «Basterebbe creare una cooperativa di collaboratori stagionali, come si è fatto per i musei», propone la tromba, Piero Michi.
Ma ciò che piú stupisce è che centinaia di cittadini si sono organizzati In un comitato sostenitore Amici della Banda (tel. 719292) e chiedono insistentemente che l'orchestra, quasi del tutto Inattiva, ricominci ad esibirsi come un tempo; eppure il Comune l'ha esclusa sistematicamente da ogni rassegna musicale come Vacanze a Milano, Milano Estate o Musica nei Cortili.
Mancanza di fondi? No, e qui comincia il mistero: «Lo stipendio dal Comune lo riceviamo comunque, che suoniamo oppure no - spiega per tutti Luigi Avellino, trombone -. Sarebbe quindi un notevole risparmio servirsi di noi, anziché continuare a strapagare orchestre chiamate da altre città italiane o ancora piú spesso straniere».
I 30 artisti della Civica Orchestra, tra i tanti «scontenti» d'Italia, vanno decisamente controcorrente: «Non lottiamo per guadagnare di piú e lavorare di meno, ma anzi per guadagnarci lo stipendio facendo davvero il nostro lavoro: per un musicista suonare è come respirare, equivale a sentirsi vivi», assicura il saxofonista Franco Brizzi.
Così, mentre gli strumentisti continuano imperterriti a fare le prove tutti i giorni pur senza la prospettiva di una stagione concertistica, e ad «imporre» i propri servizi «gratis et amore», il comitato di cittadini si pone domande lecite: «Perché in periodo di crisi il Comune ha preferito spendere per altre orchestre e non usufruire della propria già pagata? Chi ci guadagna In tutto questo?
E Il mezzo miliardo stanziato per provvedere la banda di direttore e strumentisti perché non è mai stato utilizzato? Se entro dicembre non verrà usato a tale scopo, sarà dirottato ad altro: è forse per questo che i tempi sono stati così inspiegabilmente rallentati?».
Ora strumentisti e cittadini guardano con speranza alla nuova amministrazione di Milano, «perché prenda l'impegno di rilanciare la banda, prima abituata a suonare in tutte le manifestazioni del Comune e a collaborare con i Pomeriggi Musicali.
La nostra attività a favore del cittadino comprende concerti per scolaresche e anziani alla Palazzina Liberty, lezioni presso le scuole, esibizioni nelle case di riposo e negli ospedali per portare a chi non può andare a teatro un poco di speranza.
Visto che non costiamo nulla, perché ci si impedisce di fare tutto ciò? Senza contare che contribuiamo efficacemente ad allontanare la microcriminalità dalla zona della Palazzina, al parco Marinai d'Italia», dice Gianfranco Scafidi, cornista.
Solo in Italia la parola «banda» sembra connotare qualcosa di inferiore rispetto all'orchestra completa, invece i nostri suonatori, pur avendo vinto concorsi in grandi orchestre e conservatori, hanno scelto la banda di Milano.
Eppure l'amministrazione Inquadra questi speciali «impiegati comunali» nel quarto Iivello, tenendo cioè conto della loro licenza media e «scordando» diplomi di conservatorio e concorsi ín cui abbiamo dovuto superare lo stesso esame che si fa per suonare alla Scala», specifica Ornella Castelli, una delle quattro donne dell'organico.
Nata nel 1913 all'interno dell'Azienda Tranviaria, ma già presente dal 1870 come complesso municipale, la banda milanese festeggia amaramente i suoi primi 80 anni, orfana degli «intellettuali», «pronti a difendere la vita del Leoncavallo, ma del tutto Indifferenti alla nostra, perché siamo apolitici e lontani da ogni demagogia».

Lucia Bellaspiga


Il Giornale 3 novembre 1993

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