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Il Giornale 16 novembre 1993 Data Pubblicazione: 03-10-2009
Sventata la minaccia di chiusura, adesso è stata promessa addirittura l'assunzione di «collaboratori esterni» «Tacabanda» e l'assessore Daverio cambia musica
Avrebbero dovuto appendere al chiodo gli strumenti musicali, almeno secondo quanto si leggeva tra le righe della lettera inviata loro la settimana scorsa dall'assessore alla Cultura Daverio. Invece al chiodo i musicisti della Banda Civica di Milano hanno appeso solo la divisa comunale e in borghese hanno dato fiato alle trombe con tutta la forza che avevano in corpo, sotto le finestre di Palazzo Marino. Intanto dietro le finestre illuminate si svolgeva il consiglio comunale. Se all'ordine del giorno non era prevista la discussione sulla sorte della banda, certo i consiglieri non hanno potuto fingere di non sentirne la voce. E Daverio, che per mesi è riuscito ad evitare ogni incontro con i musicisti, non ne ha potuto proprio piú e, purché la finissero di suonare e riempire piazza Scala di sostenitori e curiosi, ha accettato di incontrare cinque strumentisti. È profondamente ingiusto che il Comune dedichi una fetta così grande di sovvenzioni per la Civica Orchestra - ha esordito Daverio -, quando esistono tante altre istituzioni culturali. Nella lettera che vi ho inviato intendevo proporvi un cordiale incontro con interessanti prospettive, ma voi, dandola alla stampa, ne avete fatto cattivo uso». Il discorso è proseguito su toni paternalistici: «Con i giornalisti non parlo più, per il vostro bene: se dessi in pasto alla popolazione le cifre spese per la banda, assisteremmo ad una sollevazione popolare contro di voi». Daverio dimentica che, se nel passato c'è stata una cattiva gestione della banda, con spese gonfiate, i 30 strumentisti della Civica Orchestra ne sono le vittime, non gli artefici. Intanto il fermento davanti a Palazzo Marino cresceva, con centinaia di cittadini che firmavano una petizione a favore della banda Un'atmosfera di speranza, specie dopo che Daverio ha assicurato di esser «disposto a ricevere l'intero organico bandistico e a discutere soluzioni quali un riutilizzo degli strumentisti nella Scuola Civica di Musica o addirittura un ampliamento della banda con dei collaboratori esterni». Ultimamente i telefoni della Palazzina Liberty, sede della banda, hanno squillato di continuo, portando messaggi di solidarietà da parte di melomani non solo milanesi, ma italiani e stranieri: «Hanno telefonato persino da Barcellona, perché ci hanno sentito suonare anni fa». Mentre i milanesi sotto Palazzo Marino esibivano cartelli del tipo «Daverio, non scipparci la banda» e «Formentini, se sei il sindaco di tutti, non toglierci la banda», alle note di «O mia bella Madunina», i consiglieri comunali De Corato dell'Msi, Tinelli e Occhi di Rifondazione, Colombo della Rete e Gilardelli di Fiducia in Milano imbracciavano simbolicamente gli strumenti musicali, e De Corato e Umberto Gay si raccomandavano con i bandisti: «Suonate fuori, che dentro ora suoniamo noi».
Lucia Bellaspiga
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Il Giornale 16 novembre 1993
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